Articoli principali

13 novembre 2009

Where the plastic goes

Chris JordanQuella che vedete sopra è un’immagine scattata dal fotografo Chris Jordan nell’atollo di Midway, un gruppo di piccole isole sperdute nell’Oceano Pacifico a metà tra Stati Uniti e Giappone. L’isola è nota per accogliere numerose specie protette di uccelli, tra cui spiccano moltissime varietà di albatros.

Nel reportage le fotografie shock con scheletri e corpi di uccelli decomposti documentano la causa della morte dei piccoli albatros trovati lungo le coste. Nulla è stato modificato dal fotografo, le immagini mostrano con precisione la dieta dei pulcini: un mix di accendini, tappi di bottiglia e altra spazzatura dispersa in mare. Continua a leggere

6 novembre 2009

Improv Everywhere

Quella che avete appena visto è l’ultima delle ottantacinque missioni portate a termine da Improv Everywhere, un gruppo che dal 2001 si occupa di organizzare performance estreme in giro per la città di New York. Il progetto è stato fondato da Charlie Todd, attore e insegnante di teatro, con l’obiettivo di creare momenti di “confusione e felicità” nella vita quotidiana delle persone. Per mettere in scena le sue missioni il gruppo raduna una squadra di “agenti” piuttosto vivace che può raggiungere dimensioni critiche (hanno superato le cinquecento adesioni in alcuni progetti).

Il video che vi ho proposto registra un musical minuziosamente preparato dietro le quinte, ma messo in scena in mezzo ad un supermercato come se fosse spontaneo  — e a giudicare dalle reazioni sembra abbia funzionato. Il testo delirante della canzone gira intorno al motto “Let’s squish our fruit together!” ed è una ripresa del già divertentissimo musical organizzato dagli stessi l’anno prima in un fast food: “I need a napkin!” (ho bisogno di un tovagliolo).

I puristi di Improv Everywhere si lamentano che non ci siano più le idee di una volta e che ormai sia tutto un riciclarsi di spettacoli ridicoli. Non saprei, non posso dire di essere un fan, ma questi video mi divertono e sono curioso di sapere cosa si inventeranno nel musical in programma per il prossimo fine settimana. Nell’attesa potreste dare un’occhiata alle altre missioni. A chi non avesse mai sentito parlare di Improv Everywhere consiglio i fondamentali human mirrorfrozen grand centralflash experiment.

5 novembre 2009

Mr Yoshi

ehDi Mr Yoshi Kametani so che ha partecipato al Contact Project con un reportage sulla Palestina, e che vive tra l’Inghilterra e gli States. Così almeno dicono i due numeri di telefono nella pagina contact del suo sito.

Il vero motivo per cui ve ne parlo però è perchè ha un modo tutto suo di raccontare le persone: innanzitutto la scelta dei personaggi tende a ricadere su drogati o malati di mente, che vengono raccontati non solo attraverso la fotografia, ma anche accompagnati da brevi didascalie, che lette insieme alla foto aggiungono un senso di empatia nel lettore. Un pò di sana malinconia, ecco.

C’è questo progetto, Plastic Spoon, che tenta di documentare il sobborgo di Muirhouse, ad Edinburgo.Negli anni Ottanta era famoso per l’esagerata concentrazione di disoccupati e spacciatori, alcuni dei quali vivono ancora lì, da disoccupati e tossicodipendenti. Alcuni in riabilitazione. Muirhouse non è un luogo molto accogliente, potete dare un’occhiata a questo flickr per farvi un’idea, e il progetto di documentazione è in via di sviluppo. Io consiglio di seguirlo, perchè secondo me possono venir fuori immagini interessanti.

Concludo facendovi notare una cosa di cui probabilmente vi sarete già accorti da soli: non è uno di quei post da incorniciare tra cuori e fiori, come spesso succede con i miei, ma ho avuto un inizio di settimana faticoso. Però credo ne sia valsa la pena, Mr Yoshi resta salvato tra i preferiti.

23 ottobre 2009

Chalkbot is a copy

StreetGraffitiNon è una novità che le agenzie di marketing disoneste frughino nel repertorio sconfinato delle idee geniali distribuite nella rete e le realizzino con i finanziamenti dei grossi clienti senza dare nessun credito agli autori (spesso ragazzi che non possono realizzarle per mancanza di fondi). D’altra parte però l’arrivo di internet ha permesso anche un aumento delle possibilità che questi furti vengano smascherati.

Furti di questo genere ne abbiamo già visti in passato parlando di video e fotografia, ma questa volta ne ho trovato uno più clamoroso, uno appartenente al già delicato mondo dei green graffiti. Continua a leggere

25 settembre 2009

Letters of note

Letters of noteCorrispondenza personale che merita un’audience più ampia. Questa potrebbe essere una traduzione del titolo con cui si presenta il progetto di Shaun Usher, una raccolta di vecchie lettere scritte a mano o battute a macchina. I documenti sono autentici e appartengono alla corrispondenza tra personalità importanti e persone comuni.

Leggendo vi renderete conto che questo archivio, proponendo testimonianze storiche di fatti realmente accaduti, offre spunti di riflessione su importanti mutamenti sociali e va ben oltre la semplice curiosità. Il sito contiene molto materiale ed è tutto inglese, ma ho selezionato per voi un paio di casi particolarmente interessanti e semplici da tradurre:

1. Una lettera (con risposta) scritta alla marina militare americana da un padre preoccupato per la sorte dei suoi cinque figli in guerra (1942).

2. La richiesta di assunzione di una ragazza rifiutata dalla Walt Disney perché il regolamento non ammetteva la presenza di donne nei ruoli creativi (1938).

3. Una risposta ironica di Kennedy alle note di Leonard Lyons, giornalista del New York Post (1961).

4. Lo scambio tra il giocatore di baseball afro-americano Jackie Robinson e il presidente Eisenhower (1958).

Le lettere sono sempre anticipate da una breve prefazione di cui consiglio sempre la lettura perché aiutano a comprendere con maggior chiarezza il contesto e le motivazioni che hanno spinto gli autori a scriverle. Dopo le lettere, invece, troverete la trascrizione dei documenti in inglese, necessaria soprattutto nelle lettere scritte a mano.

7 luglio 2009

Green Graffiti

Anna GarforthDa un po’ di tempo circola una nuova generazione di artisti e writer mancati che ha deciso di fare “graffiti” in modo pulito, non inquinante e biodegradabile. Come potrete immaginare il punto di partenza è stato eliminare la vernice spray. Sappiamo in effetti che il writing tradizionale porti con sé danni ambientali in tutti i modi possibili: dai gas contenuti all’interno delle bombolette al costo ambientale causato dai sistemi di pulitura messi in atto dai comuni — a giudicare da quanto sono protetti gli operatori addetti alla pulizia devono essere prodotti davvero tossici. Continua a leggere


Materiale fotografico e immagini, salvo dove diversamente indicato, è da intendersi di proprietà degli autori citati.
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