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9 marzo 2012

L’eredità di un cinema che non esiste più: British Pathé

C’era una volta una multinazionale del cinema, nata appena dopo l’invenzione dei fratelli Lumière e sopravvissuta fino all’incontrovertibile affermazione delle major americane in Europa. Si chiamava Pathé.

Nel 1896 i fratelli Charles, Émile, Théophile e Jacques Pathé, che da un paio d’anni si occupavano di fonografia, decisero di dedicarsi alla nuova arte in evoluzione. I fratelli Pathé erano aggressivi e innovatori: per esempio, furono i primi a promuovere la proiezione widescreen e fondarono una rete globale di cinematografi ancora esistente; così, in poco più di dieci anni, acquistando brevetti dai Lumière e investendo su tecnologia e distribuzione, i Pathé divennero padroni del cinema europeo, aprendo sedi a Parigi, Londra, Roma, Milano, Mosca e Madrid, nonché a New York, in Australia e in Giappone.

Oggi il nome di Pathé suonerà familiare soltanto alle orecchie di uno studente di cinema, ma ci fu un periodo, almeno fino alla diffusione dei televisori, in cui sarebbe stato difficile mancare una proiezione Pathé in qualunque cinema europeo: durante e dopo la Grande Guerra, infatti, furono i fratelli Pathé a diffondere l’abitudine del cinegiornale, una loro invenzione risalente al 1908. Ed è proprio dalla straripante collezione di filmati d’informazione che la succursale inglese, British Pathé, ha conosciuto una vera rinascita a partire dal 2010.

Il sito ufficiale e il canale Youtube di British Pathé sono ricchi di documenti interessanti, come i discorsi del re Giorgio VI, o i reportage dai primi tour internazionali dei Beatles, ma anche repertori fotografici, che non solo conservano testimonianze storiche, ma indagano il costume e la società dei tempi andati, chiedendosi, per esempio, “cosa renda Britannici i Britannici”. Ma la risorsa più gustosa è senz’altro costituita dai bizzari video sportivi per cui vale la pena esplorare il sotto-canale monografico: prima dell’infotainment al quale ci siamo abituati, British Pathé ha intrattenuto gli spettatori con le descrizioni e le immagini di attività al limite della follia, esibizioni fra la commedia e lo sport quali i ciclo-pattini, la boxe per bambini e la corsa di elefanti.

Un’altra eredità lasciata dai fratelli Pathé è architettonica: quasi tutte le città sopra menzionate, infatti, hanno mantenuto vestigia dell’ormai scomparso impero cinematografico. A Milano, per esempio, in via Ruggero Boscovich 32 (nei pressi della Stazione Centrale) si può ammirare ancora il mosaico che riporta l’antico logo dell’azienda all’ingresso di un ampio edificio costruito da Alessandro Mazzucotelli nei primi del ‘900 in stile eclettico.

Un po’ decadente è invece proprio la sede storica di Londra, al 142 di Wardour street. Infine, il più recente dei palazzi Pathé si trova a Parigi: nel mercato francese, infatti, la società è ancora attiva nel campo televisivo, con quote azionarie presso i canali Comédie! e Télé Monte Carlo.

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Ci sono 1 commenti

  1. GRAZIE! mi sono sempre chiesto perchè ad amsterdam uno dei teatri più belli della città avesse un nome così di merda. Che proprio mi ha sempre fatto pensare al patè d'oca - che mi fa proprio schifo ed è un po' depravato - e finalmente sarò in grado di illuminarmi di un sorriso romantico al suono di questa parola.

    scritto da carlo il 11 marzo 2012 alle 21:18

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