29 giugno 2012
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13 dicembre 2011
Game of Thrones (Il Trono di Spade, in italiano) è la migliore serie tv della scorsa annata, e tornerà con una seconda stagione ad aprile (qui il primo trailer, uscito un paio di giorni fa). Nell’attesa il New York Times ha pubblicato un bell’articolo sulla lingua inventata dal trentenne David Peterson per il popolo nomade e guerriero dei Dothraki, uno dei protagonisti del mondo creato da George Martin, l’autore dei romanzi da cui è tratta la serie.
Al ricevimento del matrimonio del suo migliore amico, David J. Peterson ha tenuto il discorso come testimone di nozze. Alla fine del discorso, Peterson ha alzato il bicchiere di champagne e ha urlato “Hajas!”. I cinquanta ospiti hanno risposto alzando i loro bicchieri e gridando “Hajas!”, in coro. La parola, che significa “sii forte” ed è pronunciata “hah-DZHAS”, ha un significato enorme per Peterson: è lui stesso ad averla inventata, insieme ad altre 3.250 parole (un numero che va aumentando), per la serie tv fantasy della HBO.
Se la storia è disseminata da tentativi di creare linguaggi da zero (l’Esperanto, inventato intorno al 1880 dal medico polacco Ludwik Lejzer Zamenhof, o il Láaden, la lingua creata dalla scrittrice di fantascienza Suzette Haden Elgin per andare incontro alle necessità espressive delle donne, a volte poco considerate in lingue che hanno radici in società maschiliste), i più riusciti sono stati quelli legati a prodotti di fiction, dall’elfico del Signore degli Anelli di Tolkien (probabilmente il caso più illustre) al Klingon di Star Trek, fino al recente Na’vi di Avatar.
I motivi che spigono a imparare una lingua ausiliare non sono molto diversi da quelli che spingono a imparare il francese o l’italiano, [dice Akira Okrent, autrice de "In the land of invented languages"]. “Imparare una lingua è una decisione emotiva più che pratica. Riguarda l’appartenere a un gruppo”.
E in questi anni è proprio Hollywood a essersi resa conto di quanto la credibilità e la forza di un prodotto passi anche attraverso la verosimiglianza di elementi culturali come, appunto, linguaggi che abbiano un alfabeto scritto, delle regole grammaticali funzionanti e un numero di parole sufficiente per una conversazione standard.
“È finito il tempo di razze aliene che parlano parole incomprensibili senza alcuna struttura”, afferma Paul Frommer, professore di comunicazione dell’University of Southern California che ha creato il Na’vi, il linguaggio parlato dagli abitanti blu di Pandora in Avatar. La Disney ha recentemente assunto Frommer per sviluppare un linguaggio marziano chiamato Barsoomian per John Carter, un film di fantascienza in uscita a marzo.
Peterson, ora al suo tredicesimo linguaggio inventato, ha ottenuto il lavoro per Game of Thrones grazie a 180 pagine di dizionario dothraki e a una serie di file audio con la pronuncia delle parole. Per creare il linguaggio, Peterson ha analizzato il popolo per cui era destinato (guerrieri nomadi a forte contatto con la natura), e si è chiesto quali fossero le parole fondamentali per loro cultura, eliminando quindi concetti come “il bagno” o “la stampa” e introducendo invece quattordici diversi sinonimi per “cavallo” (l’animale che cavalcano, mangiano e in cui si identificano).
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Ci sono 1 commenti
però matchomaronn è pericolosamente simile a un imprecazione molto diffusa nel suditalia...
scritto da jafte il 14 dicembre 2011 alle 18:04