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3 ottobre 2011

Quattro chiacchiere con Bruno Giussani, il direttore europeo di TED

Il lavoro che avete fatto con TEDx è incredibile dal punto di vista del branding. Nessun altra società al mondo avrebbe avuto il coraggio di dire: ecco, prendete il nostro brand e fateci delle cose.
A me non piace dire che siamo unici però abbiamo osato fare una cosa che molte aziende commerciali non potrebbero fare. Abbiamo aggiunto una x al nostro brand e abbiamo chiesto a chiunque condivida la nostra visione, il nostro approccio, il nostro modo di fare di organizzare degli eventi sotto a quel marchio. In cambio bisogna semplicemente impegnarsi a rispettare una decina di regole. Cose semplici: TEDx non può essere più lungo di un giorno, non può essere un luogo per promuovere prodotti, eccetera. Due anni e mezzo fa pensavamo di arrivare a trenta o quaranta conferenze. Ne abbiamo avute 2500 in più di 110 paesi.

Per voi è stato anche un modo per trovare nuovi talenti…
Certo. Sul sito di TED abbiamo video che vengono dalle conferenze TEDx. E poi ci troviamo anche dei conferenzieri per l’incontro annuale in California e in Europa. Uno scienziato ugandese, un creatore di fumetti del Kuwait… Persone che erano completamente fuori dal nostro radar ma che, in questo caso grazie a TEDxDubai, abbiamo scoperto e invitato alle conferenze annuali.

La domanda è ovvia adesso: quando vedremo un curatore TED cinese?
Ci sono già una dozzina di eventi TEDx in Cina: a Pechino, Shangai… e ce n’è stato uno persino sotto la muraglia cinese. Stiamo valutando cosa fare nel resto del mondo. Nel 2007 abbiamo fatto una conferenza in Africa, in Tanzania, con un taglio  molto specifico sul continente. Il tema era: “aiuto o investimento nei paesi emergenti?” e nel 2009 ne abbiamo fatta una in India. Stiamo valutando cosa fare nelle altre parti del mondo nei prossimi anni.

L’anno scorso Internazionale ha chiesto agli ospiti di consigliare tre libri. Quest’anno non l’ha fatto. Lo facciamo noi. Cosa consigli?
Il libro di Matt Ridlay: L’ottimista razionale. È una storia del progresso umano sull’arco di decine di migliaia di anni: chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando e, soprattutto, come il progresso avviene e come avanza la conoscenza.
L’ultimo libro Misha Glenny: DarkMarket. È un’inchiesta sugli hacker, ma è praticamente un giallo. Misha si è messo in viaggio per incontrare di persona gli hacker. Ne a tirato fuori un racconto appassionante, con un sacco di suspense.
Tutti e due sono speaker di TED (1, 2).
Il terzo è un libro di un giovane deputato del parlamento inglese. Si chiama Kwasi Kwarteng. È originario del Ghana ed è stato eletto come deputato due anni fa per i conservatori. Ha scritto un libro sugli ultimi giorni dell’impero inglese e su cosa significhi per noi oggi. Molti dei problemi attorno al mondo, la linea di confine tra Pakistan e India per dirne uno, sono eredità dell’impero inglese. Ma ci sono anche molti aspetti interessanti del modo in cui l’impero funzionava. Ad esempio: gran parte delle infrastrutture ancora oggi funzionanti dei paesi africani sono state lasciate dagli inglese. Il libro prova a ribaltare la percezione che abbiamo del colonialismo inglese.

Foto: Suzie Katz

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