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29 marzo 2011

Un pensiero sul film di Boris, che è bello ma però

Il film di Boris è una lunga e decisamente riuscita puntata della serie tv da cui è nato, ma mi ha un po’ deluso e ora vi spiego perché. Non c’è granché da spoilerare, quindi a occhio potete avventurarvi senza paura.

Iniziamo con le rassicurazioni. Se vi è piaciuta la serie, potete stare tranquilli: il film vi farà ridere e riuscirà di nuovo a passarvi quelle sensazioni di sconforto e amarezza legate non tanto alla catastrofica situazione italiana — cinema e tv in primis, poi a cascata tutto il resto — ma più alla sua ineluttabilità. Ovvero: l’Italia va male, e noi non possiamo farci niente.

Boris il film è però scritto e girato fuori dai canoni dell’Italia che rappresenta. Ed è quindi l’esistenza del film stesso a negare in qualche modo il proprio assunto: non è vero che fare film diversi non è possibile. Semmai può essere raro e faticoso, ed è proprio per questo che quando si raggiunge l’occasione bisognerebbe fare di tutto per sfruttarla a pieno, e non sono sicuro che questo film l’abbia fatto, anzi. Può essere che le mie aspettative fossero troppo alte? Probabile.

Ora parto con un inciso, abbiate fiducia e seguitemi. In Italia i dati di ascolto delle reti satellitari non sono ancora cifre su cui basarsi per comprendere il successo di un programma o una serie tv. Sky (Boris andava in onda su Sky Fox) non può ovviamente ancora competere con le reti generaliste, ma è abbastanza moderna e saggia per capire quanto sia importante crearsi un’immagine su cui investire in vista del futuro. È per questo che gli ascolti di Boris in tv (bassi, se confrontati con i programmi Rai e Mediaset) non sono granché importanti.

Per ora, a Sky va benissimo produrre e mandare in onda cult che piacciano alla critica e in generale a chiunque sia abbastanza sveglio per essere tra quelli che metteranno le basi per la cultura che verrà (sì, io ho molta fiducia nel futuro). Fare una serie tv di nicchia, con linguaggi e riferimenti decisamente più alti della media, era esattamente quello che andava fatto tre anni fa, in un luogo (la tv) in cui più o meno nessuna nicchia veniva presa in considerazione né tantomeno garantita. Serviva a far capire che un pubblico diverso da quello delle fiction mediocri, per quanto piccolo, esisteva, e che era quindi possibile cercarlo per poi curarlo e — ovviamente — sfruttarlo. A Sky basta un target ridotto ma centrato, perché uno spettatore di Romanzo Criminale è molto probabilmente uno spettatore molto più attivo, curioso e (quindi) compratore di quello di Don Matteo.

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Ci sono 17 commenti

  1. Sinceramente non ho capito molto il punto. Come poteva essere "per tutti" se la sua comicità è basata sui riferimenti a quelle situazioni? È un film di Boris, dopotutto. Ma non l'ho visto e ho visto poche puntate anche della serie, che non amo particolarmente (già vedo quant'è bello il nostro contesto ogni giorno, almeno davanti allo schermo fatemi essere escapista).

    scritto da Gabriele il 29 marzo 2011 alle 17:16

  2. Dico che ci sono diversi modi di fare un film che parla di un film, e loro hanno scelto — legittimamente, ovvio — di procedere sulla strada iniziata dalla serie. "È un film di Boris, dopotutto" è corretto, e infatti probabilmente erano le mie aspettative a essere troppo alte. Ma, non so, ho la sensazione che con la bravura di questi autori e di questi attori si potesse fare di più.

    scritto da Pier Mauro il 29 marzo 2011 alle 17:20

  3. sinceramente non vedo dove uno spettatore di romanzo criminale (la serie) come di tante altre su sky sia più attivo e curioso di quello che guarda don matteo, non vedo cosa di innovativo hanno queste serie tratte da un film e rifatte male

    scritto da gargenna il 29 marzo 2011 alle 17:39

  4. Direi che "rifatte male" riferito a Romanzo Criminale è un'opinione che, a quanto ho letto e sentito più o meno ovunque (dal mio vicino di casa alla HBO che l'ha comprato per gli Stati Uniti, diciamo), è in decisa minoranza. E il discorso sul peso diverso che hanno gli spettatori di uno o di un altro programma non l'ho inventato io ma quelli che queste cose le studiano e soprattutto le sfruttano. L'ho sicuramente semplificato (non sono un esperto del settore), ma tendenzialmente lo spettatore di una serie moderna, complessa e raffinata viene considerato più prezioso di uno spettatore di una serie in cui ci si può assentare dieci minuti senza perdere il filo della storia, probabilmente perché più aperto e pronto a recepire stimoli.

    scritto da Pier Mauro il 29 marzo 2011 alle 18:03

  5. Da grande amante della serie non posso dire di aspettarmi un film per tutti. Boris nasce per pochi, anche se inaspettabilmente l'ho visto far sorridere qualcuno che cinepanettoni sì, ogni tanto li guardo. Ma il fatto che sia di nicchia diventa automaticamente per il prodotto un valore, un sintomo di qualità, un qualcosa che fa sentire unite le persone che vedono con lucidità la catastrofe della televisione italiana. E qui ci va un purtroppo o un per fortuna. Se Boris, il film, volesse farsi capire da tutti, si snaturerebbe e diventerebbe altro. Se si vuole arrivare a tutti magari si fa un documentario, dove sorridere ha un sapore amaro e usciti dal cinema si dice è tutto vero, oppure no. Ma l'amico del cinepanettone non verrebbe mai a vederlo. E il documentario che vuole far sapere a tutti alla fine fa sapere sempre agli stessi. Meglio così. Pochi ma buoni fa schifo, ma è calzante. Se Boris volesse arrivare a tutti smetterebbe di essere sincero.

    scritto da serena il 30 marzo 2011 alle 13:28

  6. Non credo — in generale — che la nicchia sia sintomo di qualità, e sono sicuro ci fosse un modo per rendere il film meno respingente per chi non è così avvezzo con il mondo di cui parla. Anche perché, come ho scritto, non è una questione di sofisticatezza del linguaggio, ma di riferimenti. Il film è pieno di citazioni dichiarate e non a personaggi del mondo del cinema o della televisione, o a dinamiche di questi mondi, a cui sarebbe servito poco di più per diventare "per tutti" — e sono gli stessi autori ad aver dichiarato di non aver fatto un film per i fan della serie ma per chiunque. Hanno anche dichiarato che il primo montaggio del film era lungo 3 ore e passa, e ho come la sensazione che dimezzandolo abbiano dovuto rinunciare proprio a cose che avrebbero allargato il bacino di spettatori (ma è solo una supposizione).

    scritto da Pier Mauro il 30 marzo 2011 alle 15:24

  7. [...] anche a Personal Report, per la bellissima recensione del film, che ci ha ispirato nella stesura di questa [...]

    pingback dal sito Boris: la serie tv batte il film 5 a 1 | Bonsai TV il 4 aprile 2011 alle 15:57

  8. [...] tutti quei riferimenti che i non avvezzi alla serie non avranno potuto cogliere. Ed è questo l’unico limite riconosciuto al film, il bisogno di piacere ai suoi cultori, dimenticando per molti frangenti la [...]

    pingback dal sito E dopo il cinema c’è …. | Il blog di Mao il 5 aprile 2011 alle 14:38

  9. Non capisco il motivo di tutti questi scrupoli per quanti non capiranno la battuta del direttore della fotografia... Non ti capita mai di assistere in un film a un dialogo su un argomento preciso di cui non sai nulla o poco e di conseguenza di non capirne sottigliezze e battute? Per quanta riguarda le citazioni e i riferimenti non posso certo dire di aver recepito tutto, anzi. Ad es. la battuta su Ciarrapico. Ma non per questo mi sento tagliato fuori da un mondo esclusivo. Proprio per niente. E sarebbe grave se lo fossi. Invece ho solo assistito a uno spettacolo divertente, cinico, meno tagliente della serie, ma comunque riuscito.

    scritto da Mattia il 5 aprile 2011 alle 17:13

  10. Mattia, certo: succede spesso e volentieri che mi trovi ad assistere a dialoghi su un argomento che non conoscevo, ma mai (o quasi) nei film comici, perché per ridere è necessario avere tutte le informazioni che servono a comprendere la battuta (altrimenti non si ride o si ride in pochi, è matematico). Per quanto riguarda le citazioni e i riferimenti è questione di livelli: tu non hai recepito quella su Ciarrapico ma (pare) diverse altre sì, c'è invece chi non sa al volo chi siano Garrone o la Medusa. E, come ho già detto sopra, mi sarebbe piaciuto ancora di più un film che tirasse dentro anche loro.

    scritto da Pier Mauro il 6 aprile 2011 alle 05:06

  11. Io non volevo lanciarmi in una difesa agguerrita del film, solo seguo il vostro blog con interesse, provo simpatia per la serie Boris e andando al cinema speravo solo di poter assistere a una "puntatona", dopodiché leggendo la tua recensione non sono riuscito a capire esattamente il tuo punto di vista. Ma fammi capire scusa, per certi versi non è un film per tutti (vedi i post precedenti) e non va bene, ma quando invece nel film si assiste alla parodia dei cinepattoni, con un umorismo grottesco (forse troppo hai ragione) e accessibile a tutti, non va bene lo stesso?

    scritto da Mattia il 6 aprile 2011 alle 11:05

  12. concordo sul fuori fuoco del cinepanettone (molto meglio, tanto per dirne una, la locura di gli occhi del cuore tre alla fine della terza serie di boris)... serviva una critica più sottile verso i cinepanettoni... Aggiungendo altri punti di riflessione... secondo me sta a metà strada tra fare il film per tutti/per "aficionados" (scontentando tutti) perché i riferimenti che ho colto non mi sono bastati molto quando poi mi vedo alcuni personaggi messi quasi da parte (leggi Annalisa&Alessandro ma in realtà molti della troupe). E' come se avessero messo il focus solo sulle relazioni Renè e superiori (Sergio, Lopez) e di riflesso i compromessi/problemi del cinema e poco su quelle interne alla troupe (tra stagisti, schiavi, ma anche attori cani/cagne, Duccio e l'aiuto regista)... D'altra parte se uno non ha visto la serie può solo apprezzare molto superficialmente questo film proprio perché non conosce tutta la precedente caratterizzazione dei personaggi... Detto questo mi dispiace che non stia facendo risultato perché andavano premiati per quanto hanno fatto vedere nelle serie. Io stessa, pur sapendo delle perplessità che il film aveva suscitato anche tra coloro che l'hanno seguita, sono andata a vederlo senza esitare per dare il mio "contributo monetario"!!!... (tanto più che la serie l'ho vista a scrocco da amici) Comunque sono convinta che sia necessaria una seconda visione per cogliere eventuali riferimenti persi, per raffreddare entusiasmi e delusioni condizionate dal fatto di essere appassionati della serie (il massimo sarebbe sdoppiarsi e cercare di vedere il film come se non avessi mai sentito parlare di Boris...) :)

    scritto da f il 7 aprile 2011 alle 13:59

  13. Mattia, forse non mi sono spiegato bene, ma la parodia dei cinepattoni accessibile a tutti sarebbe andata benissimo, se fosse stata fatta con un po' di grazia in più. A me non è piaciuta perché dà l'impressione che gli autori non abbiano mai visto un cinepattone negli ultimi cinque anni, e allontana (anche giustamente) buona parte di quelli a cui piace quel genere di film.

    scritto da Pier Mauro il 8 aprile 2011 alle 12:53

  14. F, sì, io mi sono soffermato soprattutto sul discorso accessibilità ecc, ma è vero anche quel che dici tu: la mancanza di uno sviluppo forte delle storie dei personaggi, eccetto quela di Renè, si sente parecchio, e quella di Alessandro e Arianna in particolare.

    scritto da Pier Mauro il 8 aprile 2011 alle 12:56

  15. Bella Pier! We want more!

    scritto da Ste ed Eli il 8 aprile 2011 alle 20:59

  16. Ho trovato molto interessanti questo articolo e i commenti correlati. Premesso che io forse di Boris non dovrei ancora parlare, avendo visto al momento solo il film e le prime due puntate della prima serie, i rilevamenti che, anche in base ai vari commenti, sembrerebbero emergere da parte dell'articolo sulla "settarietà" del film credo siano di due ordini differenti. Una cosa (e credo sia ciò che intendeva affermare e di fatto abbia affermato Pier Mauro) è dire che lo spettatore cui è primariamente indirizzato il film risulta a conti fatti l'addetto ai lavori o comunque chi conosca o si sia fatto entro certi limiti un'idea di come funziona il mondo dello spettacolo, e in particolare il mondo dello spettacolo italiano. Altra cosa (e credo sia il messaggio che è arrivato a qualche lettore e commentatore dell'articolo) è sostenere che il gran pubblico si potrebbe ritrovare in qualche modo spiazzato e respinto dal sarcasmo con cui il film si fa beffa dell'attualità, della nostra società e dei suoi modelli di produzione "culturale". Sotto questo secondo aspetto, ritengo(per quel poco che ho visto) che una delle caratteristiche più apprezzabili e insieme specifiche del fenomeno-Boris sia stata aver dato voce esemplarmente, nell'ambito di una narrazione seriale italiana, a uno "snobbismo intellettuale" che era già percepibile nell'aria in alcune fette di società e di potenziali consumatori dell'audiovisivo, uno snobbismo che nasce per forza di cose "settario" e che, partendo dalla metafora (della produzione) di certa melma televisiva, si allargasse tendenzialmente a colpire, con dosi più o meno pesanti di sarcasmo, l'intero "sistema" produzione culturale-società (modelli diffusi di linguaggio, di prodotti culturali, di aspettative individuali e rapporti che legano fra di loro i vari attori sociali) del paese. A riguardo, penso anch'io che mutare di segno a questo snobbismo, a questa partigianeria o settarietà di approccio e di visione delle cose, avrebbe invalidato non poco "l'operazione-traduzione della serie in film", snaturando i pregi e l'originalità di Boris quale prodotto e fatto mediale.

    scritto da Francesco Di Benedetto il 15 maggio 2011 alle 18:32

  17. Boris è per tutti! Tutti coloro che lo capiscono. Non sarà certo Boris a cambiare l'approccio culturale dell'italia intera. Ma aiuta quelli che la vorrebbero cambiare a sapere che non sono soli.

    scritto da Stef il 25 luglio 2011 alle 14:33

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