2 febbraio 2012
La migliore mappa degli Stati Uniti di sempre?
L'ha fatta David Imus tutto da solo lavorandoci 6.000 ore
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22 settembre 2010
Bisognerebbe chiedersi, per prima cosa, che cosa sia una mappa. E rispondersi che è una idealizzazione: una rappresentazione semplificata e schematica di una realtà molto più complessa e articolata.
Le usiamo per orientarci e per capire come funzionano le cose. Tutti i giapponesi, le cui strade e vie non rispettano l’ordine sistematico a cui abbiamo assoggettato le nostre, hanno imparato a disegnarle per spiegare come muoversi all’interno delle città. Sono modelli di riferimento, senza i quali saremmo letteralmente persi. E sono anche qualche cosa di più. Osservandole attentamente potremmo infatti vedere le giunture delle città, i resti del vecchio e l’incombenza del nuovo. Storie e istantanee del tempo che è trascorso.
Ma nel caso delle mappe di città ancora da costruire? In Sud Sudan il ministero dell’urbanistica ha richiesto un finanziamento per la realizzazione di alcune città. E le piantine dei progetti mostrano molto chiaramente che avranno la forma di animali (qui sopra ne vedete una a rinoceronte) e di frutti rappresentativi per il Paese.
“È davvero innovativo. È il nostro modo di pensare ed è unico,” ha detto il sottosegretario Daniel Wani. “È il modo di pensare [...] del ministero; dobbiamo essere diversi in modo che la gente capisca quello che stiamo cercando di dirgli.” E poco importa che il progetto non sia veramente così nuovo come i politici sudanesi vogliono far credere ai cittadini (Brasilia, costruita ex-novo con un geniale e avanguardistico progetto dell’architetto Lúcio Costa aveva la forma di aeroplano ben prima che agli africani venisse anche solo l’idea di costruire una città con la forma di un rinoceronte). Nonostante i numerosissimi problemi con cui il Sudan deve convivere quotidianamente ci piace pensare che oltre a praticità e funzionalità per una volta si sia provato a guardare le cose da un’altra angolazione, e disegnare mappe che con la loro forza simbolica non possono far altro che raccontare storie di ciò che sarà.
Bonus track: un bell’articolo sui cinquant’anni di Brasilia e su quanto (poco) poi quella pianificazione sia andata a buon fine.
Ci sono 1 commenti
per chi fosse interessato su Brasilia, c'è una presentazione dei progetti realizzati e futuri alla Biennale di Venezia, padiglione Brasile naturalmente
scritto da Matteo il 25 settembre 2010 alle 11:25