13 luglio 2012
Ecco chi organizza i magazzini di Amazon
Sono dei piccoli robot arancioni e sono capaci di attraversare gli incroci senza scontrarsi mai
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27 novembre 2009
La possibilità si catturare immagini di città e paesaggi dall’alto ha incuriosito la fotografia fin dai suoi esordi. Nadar nel 1858, una ventina di anni dopo l’invenzione della fotografia, già faceva esperimenti scattando a bordo di una mongolfiera. Come spesso accade, l’interesse principale che ha motivato lo sviluppo di questa tecnica è legato a scopi militari. In questo senso né una mongolfiera, né un aquilone — altro tentativo di medio successo, avrebbe potuto rappresentare una valida soluzione.
Julius Neubronner era un farmacista tedesco appassionato di fotografia ed esperto nell’addestramento dei piccioni viaggiatori. L’unione delle due discipline fu piuttosto immediata: i piccioni reporter.
Quello che fece Neubronner fu essenzialmente di sviluppare piccole macchine fotografiche da attaccare al petto dei suoi piccioni. Le macchine erano programmate per scattare fotografie ad un intervallo fisso di minuti e venivano sviluppate all’arrivo a destinazione.
Personalmente non ho mai approfondito l’argomento piccioni viaggiatori, anzi, l’ho sempre guardato con un certo scetticismo — come me la pensavano anche quelli dell’ufficio brevetti tedesco che invece di accettare la tecnica di Neubronner la respinsero perché “impossibile” — ma le immagini iniziarono a diffondersi testimoniandone l’efficacia e la sua idea prese credibilità.
Purtroppo il lavoro di Neubronner non raggiunse le finalità militari sperate e l’impatto sulla cultura dell’immagine fu quasi inesistente. Wikipedia in proposito è piuttosto confusa, ma parrebbe che alla fine della Seconda Guerra Mondiale qualche piccione reporter da guerra — precisamente Commando, G.I. Joe, Paddy e William of Orange — sia stato premiato con una medaglia al valore. Al di là delle questioni storiche trovo le sue fotografie molto interessanti sia come soggetti (memorabile quella con le ali del piccione) sia come linguaggio (tra aberrazioni prospettiche, sfocature e formato della fotografia).
Recentemente ho letto su Internazionale un articolo scientifico riguardo ad alcuni albatros equipaggiati di macchine fotografiche. Philip Trathan, con l’obiettivo d’indagare le abitudini di caccia degli uccelli, ha sviluppato una tecnica estremamente raffinata rispetto a quella di Julius Neubronner: la camera è grossa come un rossetto, pesa 50 grammi e scatta un’immagine ogni trenta secondi. Speravo di trovare delle fotografie interessanti in mezzo alle 28.725 scattate, ma in internet ne ho trovate solo sei (qui con un bel sapore lo-fi) e non rappresentano molto più che documentazione scientifica.
Ci sono 1 commenti
[...] Sono convinto che una foto non significhi nulla perché chiunque può fare belle foto — anche un piccione, per dire. Essere un fotografo significa invece essere in grado di raccontare o dire qualcosa, [...]
pingback dal sito Hipstamatic e un pensiero sul futuro della fotografia | Personal Report il 12 ottobre 2010 alle 09:02