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16 marzo 2012

Andy Warhol e tre minuti di vita di alcune persone interessanti

Come saprete parecchia gente frequentava la Factory di Andy Warhol negli anni ’60. C’erano super star nascenti e icone dello show business mescolate a completi sconosciuti. A volte si trattava di personaggi già spacciati presi dai bassifondi, altre volte giovani laureati appena arrivati da Harvard. In ogni caso erano più o meno tutti destinati ad essere consumati da Andy e, in mancanza di un ego capace di reggere la situazione, la prospettiva più probabile era una finaccia per overdose di anfetamina oppure un suicidio monumentale.

Per un paio d’anni, tra il ’64 e il ’66, Andy Warhol ha registrato circa cinquecento ritratti video delle persone che gli stavano intorno. Chiaramente erano ritratti girati a modo suo: metteva una pellicola da tre minuti nella videocamera e lasciava che le cose succedessero. Nell’elenco dei protagonisti c’è gente che frequentava davvero la Factory, tipo Edie Siedewick, attrice, modella e icona prediletta a tempi alterni da Andy. Oppure celebrità più distanti come Bob Dylan, forzatamente annoiato e scontroso, che vedete nel suo Screen Test stravolto dalla colonna sonora aggiunta da qualche fan — i video di Andy erano muti e mandati a rallentatore con 16 fotogrammi al secondo.

Bob Dylan aveva un ego forse ancora più grande di Andy Warhol. Aveva appena finito di incidere tre degli album che gli avrebbero garantito vita eterna e stava per partire per il suo tour mondiale. La storia narra che finita la performance Andy regalò a Bob Dylan uno dei suoi quadri e lui, prima lo caricò sul tetto della macchina senza neanche incartarlo poi nel giro di pochi mesi lo barattò per un divano. Non una saggia mossa. In ogni caso non è difficile immaginare che Andy Warhol coinvolgesse persone per lui fastidiose solo perché gli era utile che la gente ai party parlasse dei suoi film con Bob Dylan o qualche altra celebrità.

Ci sono altri Screen Test su internet perché pare che un paio di anni fa una selezione sia stata musicata e distribuita in DVD. Sono convinto sia meglio l’esperienza autentica quindi togliete il volume e cominciamo con Paul Johnson, classico personaggio divorato dalla Factory: preso in una discoteca, trasformato involontariamente in icona gay sotto il nome di Paul America e poi dimenticato. Il poveretto è finito investito da una macchina tornando a casa dal dentista.

Imperdibile Lou Reed che beve la Coca Cola più cool che possiate immaginare e la bellissima Nico, modella tedesca che si trovava a un passo dalle droghe pesanti e dai primi pezzi con i Velvet Underground.

E chiudiamo con Helmut, un bravo ragazzo di cui non si sa quasi nulla tranne che sia stato il settimo modello a posare per gli screen test. Volendo ce ne sono ancora un paio, la qualità è davvero bassa ma per i coraggiosi ecco Salvador Dalì e lo sguardo insostenibile di Dennis Hopper. — Un grazie a Open Culture

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