24 luglio 2009
Chris Ware
La prima volta che ho visto qualcosa disegnato da Chris Ware è stato quando mi è capitato tra le mani il numero 13 di McSweeney’s. Lui ha curato...
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16 dicembre 2011
Piano immaginario volume uno esce a marzo 2011. Il primo appello per stampare, che avevi fatto online, è del 16 maggio 2009: cosa è successo in due anni? E poi: come è arrivata la collaborazione con Modo Infoshop di Bologna? In quell’appello scrivevi: “quello che mi manca è la risorsa economica, il capitale iniziale, da investire nella carta stampata. non vorrei servirmi di editori o intermediari (fossero anche diy), per ora, perchè vorrei che il valore della suddetta pubblicazione fosse dettato esclusivamente dall’estetica e dai contenuti.” Che tipo di editore o intermediario non immaginavi adatto a te? È cambiato qualcosa secondo te da allora?
Avrei pubblicato volentieri il libro da solo, aiutato da dei finanziatori casuali, solo che, trovandomi troppo dentro alla storia e ai disegni non riesco a vedere da fuori il processo funzionale alla pubblicazione, quello più marginale ma che fattivamente serve per pubblicare il libro. In poche parole non riesco a disegnare e a svolgere le operazioni di supporto alla pubblicazione contemporaneamente altrimenti impazzisco. Oppure posso non impazzire lasciando passare molto tempo tra il completamento dei disegni e il mio impaginarli e trattarli per la pubblicazione stampata. E anche questa opzione non mi piace perché vorrei passasse meno tempo possibile tra quando stacco la penna dal foglio e quando il libro è nelle mani del lettore.
Con Modo Infoshop mi sono potuto permettere di consegnare i disegni e salvo qualche modifica, vedere il risultato finito senza doverci lavorare ulteriormente. C’è da dire che Modo, in quanto editore, è del tutto atipico: un rapporto molto diretto con i libri, i lettori, gli stampatori e gli autori; oltre a produrre i tomi hanno un negozio in cui li vendono quindi hanno una percezione molto più realistica dei rapporti produzione vendita gradimento riscontri perché toccano tutto con mano e occhi. L’unico limite che hanno è quello umano, non sono un’industria, sono artigiani e questo è il motivo per cui mi sono sembrati molto affini a me e per cui mi sono proposto a loro. Il risultato del connubio è un libro, Piano immaginario, di cui si vedono le suture nella trama e di cui si percepisce il metodo di lavoro “a più riprese” (si tratta di materiale accumulato da 2006 e successivamente ripreso riselezionato e distillato).
Mi racconti come hai lavorato?
Formati e tecniche diverse, dal pennino alla penna, ai pantoni al pennello ai pennarelli. Avevo varie storie già disegnate che riguardavano le medesime vicende e ho cercato di raccordarle con altri disegni, tagli, soluzioni narrative in extremis. Non sono un perfezionista e non ho ricette per storie che funzionano alla perfezione, che i buchi di trama o di stile li riempiano i lettori! Questo metodo un po’ zoppo è un ottimo scudo contro l’autocompiacimento, deformazione professionale tipica di chi scrive o disegna. Le storie perfette, scritte, disegnate o animate da altri, in cui mi sono immerso finora respiravano molto con la moltitudine di lettori che in vari momenti fruisce della storia stessa. La storia perfetta è incompleta, come la realtà.
Ci sono 1 commenti
Assolutamente interessante. Penso che potrebbe darmi ulteriore ispirazione, ma anche una manciata di possibilità di analisi verso un altro tipo di persone, raro e poco conosciuto, nonchè poco prevedibile. Mi piacerebbe passare una o più giornate con l'autore, devo dire la verità. Non che mi aspetti il pazzoide incontrollabile, ma una persona squisita con la quale è possibile affrontare argomenti filosofici con naturalezza e senza alcuno sforzo, pour parler. Un grazie ai tuoi disegni.
scritto da Dè il 29 maggio 2012 alle 16:52