29 febbraio 2012
Recensione di una recensione di un videogioco
Infinity Blade per iPad e iPhone è un gioco sulla ripetizione e sulla ciclicità. E la recensione di J. Nicholas Geist lo è altrettanto
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7 aprile 2011
Timbuktu è una nuova rivista per iPad per bambini. L’hanno fatta Elena Favilli, Francesca Cavallo, Olimpia Zagnoli e Julian Koschwitz (insieme ad altre venti persone da Berlino a New Delhi, da San Francisco a Barcellona). È bella e importante. Siccome poi Elena e Francesca sono amiche di Personal Report, le abbiamo invitate da noi e ci siamo fatti raccontare la storia di Timbuktu.
Un bambino con in mano un’iPhone l’abbiamo visto tutti, almeno su YouTube. E tutti abbiamo sorriso. Anche Elena e Francesca hanno sorriso, ma forse per un altro motivo. «Quando abbiamo visto la facilità con cui i bambini interagivano con la tecnologia touch abbiamo connesso i puntini di un’idea di rivista digitale che avevamo in testa da un po’ di tempo». Improvvisamente si sono rese conto che tra pochi anni il pubblico principale dei tablet saranno loro, i bambini. Le previsioni dell’istituto di analisi Gartner confermano: entro il 2015 il 50% dei computer in mano a bambini e ragazzi sotto ai 15 anni non saranno né pc né portatili ma tablet.
La data di nascita ufficiale di Timbuktu è giugno 2010, quando il progetto ha vinto 20.000 euro di finanziamento da parte di Working Capital di Telecom Italia. Da lì, si è iniziato a fare sul serio. «Volevamo fare un news magazine per bambini dai sei agli undici anni», dice Elena. «Le news sono un territorio da cui i bambini sono tagliati fuori. Sembra spesso che l’attualità non li riguardi, che gli vadano raccontate solo storie inventate. Secondo noi invece l’attualità può offrire degli spunti enormi, e stiamo cercando di dimostrarlo. Dentro al primo numero, ad esempio, c’è la storia del grande censimento indiano del 2010, si parla di global warming e di un gigantesco blocco di ghiaccio di 260 km quadrati che l’anno scorso si è staccato dalle coste della Groenlandia (il primo numero ruota attorno al tema del ghiaccio)».
I giornali per bambini, aiutati anche dal mercato in crescita, sono spesso prodotti di successo, ma anche oggetti realizzati senza grandi finalità pedagogiche: «non hanno niente a che vedere con la formazione dei bambini come esseri umani liberi». «Noi invece volevamo fare qualcosa che assomigliasse a un GOOD Magazine per ragazzini», un giornale capace di sfruttare l’immediatezza con cui i più piccoli si rapportano alla tecnologia touch per raccontare belle storie e notizie importanti. Qualcosa che potesse cambiare l’approccio all’informazione per bambini. E il lavoro, dalle illustrazioni alle animazioni, dalla scelta delle news al linguaggio con cui sono raccontate, è stato tutto in quella direzione.
Come si declinano tutte queste idee sull’iPad? Timbuktu è un progetto editoriale ancor prima che una rivista digitale. «Abbiamo sviluppato il giornale insieme ai bambini, gli abbiamo dato in mano le prime versioni e abbiamo guardato le loro reazioni. Sono stati i nostri primi beta tester». Per progettare Timbuktu Elena e Francesca hanno guardato alla grande tradizione di studi pedagogici italiani, dalla Montessori alla scuola di Reggio Emilia, i cui insegnamenti sono validi anche se formulati quando gli iPad ancora non esistevano. «Bisogna costruire un’esperienza attorno al modo di imparare dei bambini, spiega Francesca, che non conosce una distinzione netta tra apprendimento e divertimento». Ad un certo punto, sfogliando Timbuktu, c’è un meraviglioso cartone animato di un tricheco che per colpa del riscaldamento globale perde la sua casa e parte per un lungo viaggio alla ricerca di un’altra abitazione. Due pagine dopo c’è una guida in cinque punti su come ridurre il proprio impatto ambientale, salvando così anche le case dei poveri trichechi.
Alla domanda: Timbuktu sfrutta tutte le potenzialità dell’iPad per aumentare l’esperienza di lettura? La risposta, per una volta, è no. Non aspettatevi niente di simile ad Alice for the iPad. Timbuktu sfrutta solo le potenzialità che gli interessano, niente effetti speciali per lasciare tutto lo spazio, e l’attenzione, ai contenuti.
È una rivista che vorresti essere ancora bambino per potertela comprare senza troppi sensi di colpa. Non serve averne, spiega Francesca: «volevamo un prodotto capace di far incontrare a metà strada genitori e figli in un processo di apprendimento comune e condiviso, dove l’immaginazione diventa uno strumento di conoscenza del mondo». Timbuktu si scarica, gratis (per ora), dall’App Store. Nella prossima pagina trovate qualche anteprima dalla rivista. Qui sotto, invece, il video di presentazione.
Sorpresa per i pochi coraggiosi arrivati fino in fondo: domenica 10, alle sette di sera, (sì, tra tre giorni) faremo un piccolo evento a Milano in cui Elena, Francesca, Olimpia e Julian presenteranno dal vivo Timbuktu. Domani ci sarà l’annuncio uffciale, ma cominciamo già a raccogliere iscrizioni: volete venire? Mandademi una mail a jacopo.colo@personalreport.it con scritto “Voglio vedere Timbuktu”.
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Ci sono 2 commenti
CHE MERAVIGLIA!!!!
scritto da ROSA MANDURINO il 8 aprile 2011 alle 09:22
[...] Per inaugurare quella che speriamo sarà una lunga serie di appuntamenti abbiamo invitato le persone che stanno dietro a Timbuktu, la prima rivista per bambini nata e pensata per iPad, a presentare il progetto e raccontarci la sua storia. Queste persone sono Elena Favilli (Editor in Chief), Francesca Cavallo (Creative Director), Olimpia Zagnoli (Art Director) e Julian Koschwitz (Interaction Art Director), e non vediamo l’ora di farvele incontrare. Perché Timbuktu è una rivista unica, nata in Italia ma sviluppata in giro per il mondo, che tratta i bambini come i grandi. Noi ne abbiamo già parlato con loro qui. [...]
pingback dal sito Il primo Personal Talk: ecco qua Timbuktu | Personal Report il 8 aprile 2011 alle 09:24