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23 ottobre 2009

Chalkbot is a copy

StreetGraffitiNon è una novità che le agenzie di marketing disoneste frughino nel repertorio sconfinato delle idee geniali distribuite nella rete e le realizzino con i finanziamenti dei grossi clienti senza dare nessun credito agli autori (spesso ragazzi che non possono realizzarle per mancanza di fondi). D’altra parte però l’arrivo di internet ha permesso anche un aumento delle possibilità che questi furti vengano smascherati.

Furti di questo genere ne abbiamo già visti in passato parlando di video e fotografia, ma questa volta ne ho trovato uno più clamoroso, uno appartenente al già delicato mondo dei green graffiti.

Ogni quattro anni, poco prima delle elezioni presidenziali, si svolgono in America delle convention di partito con l’obiettivo di scegliere i candidati alla presidenza. Nel 2004, alla vigilia della rielezione di George W. Bush, la situazione durante la convention repubblicana fu piuttosto tesa e la polizia americana, per evitare disordini, cercò di tenere sotto controllo tutti i potenziali attivisti.

Joshua Kinberg, che al tempo era uno studente di design alla Parsons School di New York, aveva avviato il progetto Bikes Against Bush proprio nei tre giorni della convention. Alla base del progetto c’era una bicicletta-stampante con montate quattro bombolette di gesso spray e un computer connesso a internet. Attraverso il sito di Bikes Against Bush gli utenti inviavano alla bicicletta messaggi di protesta politica — moderati per evitare messaggi offensivi o poco costruttivi — che poi venivano stampati in automatico sul pavimento con l’idea di provocare il dibattito tra i passanti. Stampa con gesso, legale e lavabile all’istante con acqua o naturalmente deteriorata nel giro di una decina di giorni. Nonostante questo Joshua Kinberg fu ingiustamente arrestato (qui il video dell’arresto) insieme ad altri 1500 attivisti, ma approfondire questa polemica mi porterebbe fuori tema.

Joshua Kinberg dichiara di essersi esplicitamente ispirato alla StreetWriter dei ragazzi di Institute for Applied Autonomy, un gruppo che lavora per incoraggiare l’attivismo e la difesa dell’indipendenza dell’individuo. StreetWriter è stato progettato nel 2001 e funziona come la bicicletta di Joshua — anche se sarebbe meglio dire il contrario — con la sola differenza che la macchina dell’Institute for Applied Autonomy ha una risoluzione migliore (carattere più grandi e più dettaglio) e stampa sul terreno alla velocità di una macchina in movimento. StreetWriter è completamente copyleft, chiunque può riprendere il progetto e utilizzarlo purché citi gli autori.

Mescolando le idee di Joshua con il lavoro dell’Institute for Applied Autonomy ecco un nuovo progetto: Nike Chalkbot. La recente campagna lanciata dalla multinazionale (qui per dettagli) includeva anche un robot che ha stampato lungo il percorso del Tour de France alcuni twitter ricevuti dal sito, sempre utilizzando il gesso. I fatti parlano da soli e confrontando i due video non potrete che riconoscere delle somiglianze.

Quelli di Institute for Applied Autonomy hanno scritto una lettera onesta il cui obiettivo principale non è la rivendicazione della proprietà dell’opera (“siamo sempre stati molto aperti sulla proprietà, pubblicando manuali e aiutando altri artisti a costruire le loro macchine”), quanto il desiderio di fare conoscere alle persone che quelle idee non sono nate da un centro di ricerca di una multinazionale bensì da weekend di lavoro di giovani volontari. Per un gruppo come quello dell’IAA è stato importante anche sottolineare che non sono stati in nessun modo contattati né da Nike, né dall’agenzia di pubblicità e pertanto non sono coinvolti nel progetto Chalkbot.

La cosa curiosa è che, contrariamente a quanto mi aspettassi, il furto è avvenuto dall’interno, da un vecchio membro dell’IAA (Deeplocal Inc.) che si è arricchito personalmente senza dare nessuno spazio alla comunità che ha contribuito a dare alla luce il progetto StreetWriter.

Spero di aver fatto un po’ più di chiarezza su una questione che in Italia non sembra essere ancora circolata. Una questione che solleva le solite domande: è possibile che nel 2009 ancora siamo obbligati a considerare tutto questo replicarsi di idee come una minaccia piuttosto che un’opportunità? Riusciremo con meno fatica a costruire progetti collaborativi intelligenti che sappiano trarre vantaggi dalle opportunità dei singoli invece che temere costantemente per il furto e per l’appropriazione indebita? Le aziende capiranno l’importanza delle regole del copyleft, dell’attribuzione degli autori e dei sistemi aperti e modificabili? Per ora accontentiamoci di vedere che alcune cose stanno cominciando a muoversi.

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Ci sono 1 commenti

  1. Sei un genio condivido tutto ,e specialmente in questo paese dove qualunque cosa è vista ormai come una minaccia ,e manca lo spirito collaborativo dove poter far spiccare l'individualismo di ognuno ,sembra un controsenso ma non lo è,non aggiungo altro perchè hai già detto tutto tu ,sottoscrivo e basta ...appunto condivido ciao KATERINA

    scritto da KATERINA il 2 marzo 2010 alle 11:38

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