2 luglio 2010
Céleste Boursier-Mougenot
Céleste Boursier-Moungenot ha chiuso in una sala espositiva del Barbarican Center di Londra quaranta piccoli uccelli (precisamente...
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18 settembre 2009
La zona di Saint Germain a Parigi è nota per le numerose gallerie d’arte che trattano principalmente Art Primitif, ma posso garantirvi che troverete sempre almeno una mostra imperdibile di arte contemporanea. Questa volta ho incontrato le opere di Peter Vogel, un fisico tedesco generazione 1937 che dalla fine degli anni ’70 si muove nell’intersezione tra tecnologia e arte proponendo, la prima volta in una personale inaugurata nel 2006 a New York, le sue “circuit sculptures”.
Il termine “scultura” è, in senso stretto, quasi improprio. L’assemblaggio visibile di resistenze, fotocellule, condensatori e altri materiali elettronici ha una valenza estetica e possiede l’appeal retrò tipico della tecnologia analogica, ma l’aspetto più importante è probabilmente un altro: l’interattività. Le sue opere nascondono nel groviglio elettronico alcuni sensori e microfoni che reagiscono con pattern ritmici di suoni e luci alla presenza dei visitatori. “Uso spesso il termine specchio [per descrivere le mie sculture] perché l’oggetto riflette in un certo modo il comportamento delle persone” dice Vogel delle sue opere.
Oltre alla possibilità di performance, infatti, è interessante la possibilità di vivere un’esperienza collaborativa basata sull’instaurazione di una complicità spontanea tra i visitatori che si trovano davanti alla stessa opera. Interessante dal punto di vista visivo, sonoro e interattivo l’opera di Vogel vale proprio la pena di essere vista e state certi che se passerà in Italia non mancherò di farvelo sapere.
Le opere di Vogel aprono una serie di questioni perché dietro alla loro apparente contemporaneità, le opere rivelano la vera età dell’autore. Mi spiego meglio: guardando le sue opere provo la stessa sensazione che ho quando mi trovo davanti ad un vecchio tipografo che compone a mano la matrice per la stampa di un testo. Il fascino dell’artigiano, della consapevolezza estrema della tecnica è forte, ma ne percepisco l’obsolescenza.
La nostra realtà digitale propone un modello completamente opposto alla presenza di una tecnologia così opaca, quindi così visibile. Senza considerare la messa in mostra di una formazione scientifica esplicitamente necessaria che è in forte contrasto con le tendenze do-it-yourself della nostra tecnologia. Sono entrambe provocazioni senza risposta, mentre ci pensate date un’occhiata anche a questo video dimostrativo.
Ci sono 1 commenti
[...] giorno fa su Facebook, in risposta all’articolo su Peter Vogel, un mio lontano cugino californiano mi ha segnalato un esperimento giapponese sul body [...]
pingback dal sito Body hacking | Personal Report il 3 ottobre 2009 alle 11:21